Realtà virtuale o smartphone: chi sopravviverà nel 2030? — PXR Italy
Quando è nata la prima realtà virtuale o, per gli amici, VR? Circa 70 anni fa con un dispositivo chiamato , capace di riprodurre brevi filmati e contenuti multimediali che coinvolgevano 4 dei nostri 5 sensi (tatto, olfatto, vista e udito). Morton Heilig, l’inventore di Sensorama, che era nell’industria cinematografica di Hollywood, inventò il suddetto dispositivo nella speranza di creare un’esperienza del film più immersiva e coinvolgente. (fonte: The Franklin Institute)
Dagli anni ’50 le realtà virtuali sono cambiate notevolmente sia nell’aspetto esteriore che nel prezzo; a tal proposito nel settembre 2020 è stato rilasciato l’Oculus Quest 2, con un costo di 349€, molto più accessibile rispetto ai suoi predecessori.
Nel 2030 le persone possiederanno un VR tanto quanto un iPhone?
A partire da un report di PwC del 2019, si prevede che la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR) aumenteranno il prodotto interno lordo ( PIL) in tutto il mondo di 1,5 trilioni di dollari entro il 2030.
In un articolo di Wired, Lorenzo Montagna (presidente di Vr/Ar Association) osserva come queste tecnologie siano state “considerate finora più come un ‘nice to have’ che un investimento per la produttività e l’efficienza personale”.
La motivazione per cui attualmente la VR è considerata un prodotto “nice to have” e non “must to have”, sta nel fatto che fino a inizio 2020 VR era spesso associata al concetto di gaming e di hobby. In altre parole erano più famose le sue applicazioni in contesti ludici che lavorativi o di ricerca scientifica. Sempre in accordo con il presidente di Vr/Ar Association, “ La crisi coronavirus accelererà un’adozione strategica di cui nessuno potrà fare a meno in futuro, per riprodurre il rapporto compratore-venditore, ricreare le occasioni di incontro intorno ai prodotti e tutte quelle situazioni in cui è utile una compresenza di persone come sport, intrattenimento e cultura […] e nella formazione”.
Inoltre, secondo Matteo Esposito, CEO di InVRsion, il mondo della moda “potrebbe essere il primo a beneficiare della realtà virtuale per portare lo show-room al buyer e non viceversa”. (fonte: Wired).
Quindi, per rispondere alla domanda “nel 2030 la realtà virtuale sarà più popolare degli smartphone?”: molto probabilmente sì; o meglio, viste le opinioni di personalità autorevoli nel settore (vedi sopra), nel 2030 saremo abituati a pensare allo smartphone e alla VR come strumenti ugualmente indispensabili nella nostra quotidianità.
Due esempi interessanti e recenti di realtà virtuale
La prima è Gucci che, alla fine del settembre 2020, lancerà l’app gratuita Sneaker Garage, sulla quale proporrà scarpe da indossare tramite realtà aumentata (AR), sia con modelli esistenti che non esistenti nel mondo reale. Gli utenti potranno anche disegnare da sé i propri indumenti e condividerli sui social media. (fonte: Fast Company)
La seconda è Horizon di Facebook, un social VR world, ossia un mondo realizzato nella realtà virtuale dove le persone possono incontrarsi e socializzare. (fonte: Forbes).
Tutti i dati indicano che nei prossimi 10 anni le VR diventeranno sempre più indispensabili in diversi campi e ambiti. A tal proposito, PXR Italy conduce delle ricerche che mirano a ottimizzare l’utilizzo e l’applicabilità delle realtà virtuali a seconda delle esigenze e del settore. Le VR si configurano infatti come uno strumento capace di creare un’esperienza ottimale per le persone; PXR Italy, con i suoi esperti in campo psicologico, conduce ricerche per comprendere come adeguare la VR in funzione dei bisogni dell’utente finale.
Nei prossimi articoli, approfondiremo quindi queste realtà dal punto di vista psicologico.
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Originally published at https://pxritaly.com on September 25, 2020.